Il re dei vini, il vino dei re

Barolo

La zona del Barolo è a cavallo di undici comuni:  Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e parte dei comuni di Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Roddi e Verduno. Il Barolo è monovitigno, ovvero l’unica varietà di uva consentita dalle norme di produzione previste dal disciplinare della D.O.C.G. (denominazione di origine controllata e garantita) è il nebbiolo.

I vigneti si trovano a un’altitudine compresa tra i 200 e i 450 metri sul livello del mare e sono per lo più orientati a Sud, in modo da poter godere della migliore esposizione ai raggi solari. La denominazione di origine controllata e garantita dei vini Barolo e Barolo riserva può essere seguita da una delle menzioni geografiche aggiuntive, sottozone produttive identificate come i cru francesi: tra queste hanno meritata fama Cannubi, Brunate, Cerequio, Bussia, Ginestra, Bricco del Fiasco, Monprivato e Vigna Rionda. Sono circa 750 le aziende iscritte all’albo dei coltivatori di nebbiolo da Barolo.

Il vino Barolo

Il Barolo è caratterizzato da profumi ampi e complessi, che con l’invecchiamento possono evolvere (piccoli frutti rossi, liquirizia, tabacco, spezie) e un’ampia serie di sentori che ne fanno uno dei vini dai bouquet olfattivi più ampi e complessi. Al palato è facile rimanere colpiti dalla struttura dovuta alla sensazione astringente provocata dai caratteristici tannini. Il tenore alcolico è piuttosto importante, minimo 13,5% ma solitamente mai inferiore al 14%.

Il Barolo è un vino che soprattutto nelle migliori annate necessita di tempo e può dare il meglio di sé tra i dieci e i trent’anni di bottiglia. L’abbinamento armonico per eccellenza è con carni rosse, brasati e selvaggina; tuttavia si sposa anche con piatti meno impegnativi, dai primi ai formaggi di media stagionatura.

Storia del Barolo

Le prime testimonianze relative all’uso del nome Barolo risalgono al Settecento, quando il Barol si scriveva nelle corrispondenze tra l’ambasciatore a Londra dei Savoia e alcuni mercanti inglesi. La vera nascita del Barolo si fa risalire durante gli anni del Risorgimento, quando Juliette Colbert, moglie di Tancredi Falletti, sperimentava la vinificazione del nebbiolo nelle cantine del Castello Falletti di Barolo.

La marchesa fu amica di Camillo Benso di Cavour e proprio a lui la marchesa si rivolse per avere la collaborazione di Louis Oudart, commerciante di vini ed enologo, consulente presso il Castello di Grinzane Cavour. Fu così che, partendo da uve nebbiolo e seguendo nuove tecniche enologiche declinate dalla Francia, nacque la storia del Barolo così come oggi lo conosciamo.

Già al termine dell’Ottocento il Barolo inizia a distinguersi anche sui mercati internazionali, partecipando a concorsi internazionali e vincendo importanti riconoscimenti. I primi decenni del Novecento sono contrassegnati da uno sviluppo messo in ginocchio dalle guerre e dall’arrivo della filossera, parassita che distrugge la quasi totalità dei vigneti europei.

Il grande successo a livello mondiale arriva a partire dal riconoscimento come vino D.O.C. nel 1966. La consacrazione nell’olimpo dei grandi vini italiani arriva con il disciplinare D.O.C.G. nel 1980.  Oggi produttori come Rinaldi, Barale, Conterno, Bruno Giocosa, Pira e Mascarello hanno affiancato le prime grandi aziende dell’Albese quali Fontanafredda, Borgnogno, Pio Cesare, Prunotto, Marchesi di Barolo. Oggi le bottiglie di Barolo sono contese da appassionati e collezionisti e sono uno dei migliori ambasciatori dell’eccellenza dei vini d’Italia nel mondo.

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