Nebbiolo
La leggenda a cui si fa risalire l’origine del nome Nebbiolo narra di un monaco che coltivava un piccolo orto, vicino alla povera capanna in cui viveva. Curava anche una piccola vigna da cui ricavava il poco vino che lui stesso consumava. Un mattino trovò l’orto e la vigna avvolti da una fitta nebbia. Collegò l’evento ad un ammonimento del Signore e subito smise di coltivare la terra dedicandosi alle orazioni. Quando arrivò il periodo della vendemmia, finalmente la nebbia scomparve, depositandosi come pruina (sostanza cerosa particolarmente abbondante sugli acini del Nebbiolo) sui grappoli ormai maturi che brillavano come gioielli al sole.
Più realisticamente c’è chi ricollega il nome del vitigno alla tipica nebbiolina che, nel periodo della vendemmia, accompagna i freddi mattini.
Del Nebbiolo si hanno notizie fin dal 1268, anno in cui è certo che fosse coltivato a Rivoli, come ricordato da alcune pergamene pubblicate nei “Documenti sulla Storia del Piemonte”.
Insieme a Barolo, al Barbaresco ed al Roero, il Nebbiolo d’Alba compone il gruppo dei migliori prodotti ricavati dall’uva di Nebbiolo nella zona di Alba. Gli stessi Savoia, il cui amore per la buona tavola è noto, lo consideravano uno dei loro vini preferiti e si dice se ne servissero spesso come sottile strumento di approccio in campo diplomatico.
Alla degustazione si presenta di colore rosso rubino più o meno carico con riflessi granata che crescono con l’invecchiamento; il profumo è caratteristico, delicato e ricorda la viola e la confettura di frutti rossi; con l’invecchiamento si completa di sentori eterei e speziati.