Castagna
Quella delle castagne è una tradizione agricola antica, diffusa in tutto il mondo da tempo immemore. Ma in pochi altri luoghi come nel Cuneese e nelle Langhe è entrata a far parte della storia dei suoi abitanti.
La presenza del castagno nel cuneese risale a migliaia di anni addietro, ma è con ogni probabilità durante l’Impero Romano che si diffuse nelle vallate alpine. Verso il quattordicesimo secolo questa specie sostituì sempre più estesamente la quercia, essenza spontanea di ampia diffusione nella copertura forestale originaria.
Ancora oggi la specie ricopre il 14% della superficie agricola e forestale della provincia, con una grande ricchezza di ecotipi e cultivar di pregio: ne sono stati censiti oltre cinquanta, includendo sia le varietà principali e più conosciute, sia entità reperibili ormai solamente in specifiche vallate.
La castagna della Madonna o Canalina, nel Roero, la Selvaschina e le varie Tempurive o Tempestive, presenti nelle parti più calde delle valli alpine, sono apprezzate e ben retribuite dal mercato. Nel Monregalese e nel Cebano le castagne locali a frutto piccolo, dolce e facilmente pelabile (Gabbina, Frattona, Siria, Ciapastra Rossastra, Spinalunga) sono tradizionalmente essiccate per produrre castagne secche (o bianche) e farina. Tra i marroni – simili, di pezzatura maggiore, selezionati e coltivati per lavorazioni di pregio in pasticceria tradizionale e nell’industria dolciaria, oltre al Marrone di Chiusa Pesio, sono segnalati Garrone Rosso e Nero.