Nocciola
Il panorama “da cartolina” delle Langhe ritrae vigneti e colline, cascinali in equilibrio su ripide colline. Ma gli esuberanti colori di questi luoghi non sarebbero gli stessi, soprattutto in Alta Langa, senza le intense pennellate delle distese di noccioleti. E, senza i loro frutti, nemmeno la gastronomia e la tradizione dolciaria di questa terra sarebbe la stessa.
Qui, in Langa, la varietà di maggior pregio è la “tonda gentile del Piemonte“, tanto che le è stata riconosciuta l’Indicazione Geografica Protetta (IGP). La coltivazione della nocciola, che ha progressivamente sostituito quella delle castagne, fa ormai parte del tessuto economico delle Langhe: il merito di averne sperimentato e poi propagandato l’impianto va al profossor Emanuele Ferraris, che dimostrò la maggior produttività (fino a quattro quintali di frutto secco con guscio per giornata) e la maggior resistenza della pianta alle affezioni organiche e parassitarie rispetto alla vite.
La nocciola può essere consumata fresca, appena raccolto il frutto, conservata per l’inverno come frutta secca o torrefatta, trasformata industrialmente. Sgusciate e torrefatte intere, a grossi pezzi o in pasta vengono impiegate nella preparazione dei torroni, del cioccolato alle nocciole, dei croccanti, dei gelati e dei famosissimi “gianduiotti“.